Chi Siamo
Nicla, nata dalla passione di Claudio Balestrieri, continua a crescere restando fedele alla sua vocazione artigianale, ancora oggi che è una delle aziende leader nel settore, i suoi prodotti vengono realizzati interamente A MANO.
Nata dalla passione per il presepe di Claudio Balestrieri la Nicla non tarda ad affermarsi sul mercato dell’arte presepiale napoletana.
L’amore e la fiducia nelle capacità della piccola ditta spingono Claudio a tentare vie più ambiziose e con non pochi sacrifici decide di partecipare alla manifestazione fieristica Festivity a Milano, i risultati non tardano ad arrivare.
I ‘pastori’ della Nicla, un intreccio di terracotta e stoffe fusi in un tutt’uno di bellezza e semplicità, vengono subito apprezzati da acquirenti di tutt’Italia ed Europa.
Di li a poco Claudio inizia a pensare a qualcosa che possa dare più “vita” al presepe che in tanti appassionati realizzano attorno ai presepi della Nicla, nasce così l’idea di produrre dei pastori in movimento che possono ricreare scene di vita quotidiana in assoluto realismo.
I pastori in movimento oltre che in Italia vengono molto apprezzati anche dall’esigente mercato spagnolo.
Sono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la Natività.
Nei loro brani c'è già tutta la sacra rappresentazione che a partire dal medioevo prenderà il nome latino di praesepium ovvero recinto chiuso, mangiatoia.
Si narra infatti della umile nascita di Gesù, come riporta Luca, "in una mangiatoia perché non c'era per essi posto nell'albergo" (Ev., 2,7); dell'annunzio dato ai pastori; dei magi venuti da oriente seguendo la stella per adorare il Bambino che i prodigi del cielo annunciano già re.
Questo avvenimento così familiare e umano se da un lato colpisce la fantasia dei paleocristiani rendendo loro meno oscuro il mistero di un Dio che si fa uomo, dall'altro li sollecita a rimarcare gli aspetti trascendenti quali la divinità dell'infante e la verginità di Maria. Così si spiegano le effigi parietali del III secolo nel cimitero di S. Agnese e nelle catacombe di Pietro e Marcellino e di Domitilla in Roma che ci mostrano una Natività e l'adorazione dei Magi, ai quali il vangelo apocrifo armeno assegna i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, ma soprattutto si caricano di significati allegorici i personaggi dei quali si va arricchendo l'originale iconografia.
Il bue e l'asino, aggiunti da Origene, interprete delle profezie di Abacuc e Isaia, divengono simboli del popolo ebreo e dei pagani; i Magi il cui numero di tre, fissato da S. Leone Magno, ne permette una duplice interpretazione, quali rappresentanti delle tre età dell'uomo: gioventù, maturità e vecchiaia e delle tre razze in cui si divide l'umanità: la semita, la giapetica e la camita secondo il racconto biblico; gli angeli, esempi di creature superiori; i pastori come l'umanità da redimere e infine Maria e Giuseppe rappresentati a partire dal XIII secolo, in atteggiamento di adorazione proprio per sottolineare la regalità dell'infante.
Anche i doni dei Magi sono interpretati con riferimento alla duplice natura di Gesù e alla sua regalità: l'incenso, per la sua Divinità, la mirra, per il suo essere uomo, l'oro perché dono riservato ai re. A partire dal IV secolo la Natività diviene uno dei temi dominanti dell'arte religiosa e in questa produzione spiccano per valore artistico: la natività e l'adorazione dei magi del dittico a cinque parti in avorio e pietre preziose del V secolo che si ammira nel Duomo di Milano e i mosaici della Cappella Palatina a Palermo, del Battistero di S. Maria a Venezia, e a Roma quelli delle Basiliche di S. Maria in Trastevere della Basilica di Santa Maria Maggiore, dove già nel 600 esisteva una riproduzione della grotta di Betlemme: "Sancta Maria ad Praesepem".
E molti cristiani si recavano a visitarla con la stessa devozione con la quale i pellegrini confluivano a Betlemme, in Giudea, alla grotta considerata luogo di nascita di Gesù e dove per desiderio di sant'Elena (madre dell'imperatore Costantino) sorse, nel 326, la Basilica della Natività.
In queste opere dove si fa evidente l'influsso orientale, l'ambiente descritto è la grotta, che in quei tempi si utilizzava per il ricovero degli animali, con gli angeli annuncianti mentre Maria e Giuseppe sono raffigurati in atteggiamento ieratico simili a divinità o, in antitesi, come soggetti secondari quasi estranei all'evento rappresentato.